“Israele in Egitto” di Georg Friedrich Haendel
Solisti, Coro ed Orchestra della Chiesa di St. Jacobi di Amburgo
Direttore: Rudolf Kelber
Direttore: Rudolf Kelber
Rudolf Kelber studiato musica da chiesa a Monaco. Successivamente si è perfezionato in direzione con Jan Koetsier e Kurt Eichhorn ed in organo con Karl Richter e Franz Lehrndorfer. Nel 1972 ha ricevuto il premio Richard Strauß a Monaco. Al termine di tale periodo ha proseguito la sua carriera rivestendo la carica di Theaterkapellmeister (Maestro dei Teatri lirici a Gelsenkirchen e Heidelberg) e contemporaneamente perfezionadosi in organo e studiando clavicembalo. Tale attività lo ha portato a dirigere opere barocche in diverse città. Dal 1982 è organista titolare della chiesa di St. Jacobi ad Amburgo, dove ha promosso e condotto a termine il restauro del celebre organo Schnitger, considerate uno degli organi storici più importanti nel mondo. Rudolf Kelber svolto attività concertistica in tutta Europa e negli Stati Uniti, esibendosi spesso nell’esecuzione di trascrizioni di brani orchestrali. È stato responsabile del Festival Organistico di Amburgo, del Festival Bach e del Festival Messiaen.
I “Kantorei St. Jacobi” e l’ orchestra “Concertone Hamburg” sono oggi uno dei complessi corali e strumentali più importanti ed affermati della Germania. Attivi da sempre (salvo una lunga pausa dovuta alla II guerra mondiale che ebbe fine nel 1958 con la rifondazione del coro e dell’orchestra) nella Chiesa di St. Jacobi, tradizionalmente uno dei centri musicali più importanti e famosi di Amburgo.
Georg Friedrich Händel (1685 – 1759) iniziò, secondo la sua stessa testimonianza, a comporre Israele in Egitto il primo ottobre 1738 e completò la sua opera il primo novembre 1738. Il testo, ispirato alla Biblia, fu composto dallo stesso Händel, probabilmente con l’aiuto del librettista Charles Jennes. Utilizzò i psalmi 78, 105 e 106 e la lauda degli Israeliti al Mar Rosso del secondo libro Mosè. Delle tre parti riscrisse la seconda (Esodo) e la terza (Canto di Mosè). Per la prima parte (Il lamento degli Israelian per la morte di Giuseppe) utilizzò il testo - leggermente rielaborato - del Funeral Anthem HWV 264. Il primo concerto ebbe luogo il 4 aprile 1739 nel King‘s Theatre (Theatre in the Haymarket). Israele in Egitto è fra le opere di Händel quella con la percentuale maggiore di coro, composto per la maggior parte per otto voci e a coro doppio. Soprattutto nella seconda parte della versione in tre atti, nell’Esodo, il coro riveste il ruolo del narratore. Le piaghe che Dio riversa sugli egiziani affinché lascino partire il popolo d’Israele vengono rappresentate in una serie di movimenti ad immagini contrastanti. Händel raggiunge qui la somma della sua maestria oratoria. L’interpretazione è la più completa possibile, con flauti, oboi, fagotti, trombe, timpani, tromboni, archi e continuo.
Georg Friedrich Händel (1685 – 1759) iniziò, secondo la sua stessa testimonianza, a comporre Israele in Egitto il primo ottobre 1738 e completò la sua opera il primo novembre 1738. Il testo, ispirato alla Biblia, fu composto dallo stesso Händel, probabilmente con l’aiuto del librettista Charles Jennes. Utilizzò i psalmi 78, 105 e 106 e la lauda degli Israeliti al Mar Rosso del secondo libro Mosè. Delle tre parti riscrisse la seconda (Esodo) e la terza (Canto di Mosè). Per la prima parte (Il lamento degli Israelian per la morte di Giuseppe) utilizzò il testo - leggermente rielaborato - del Funeral Anthem HWV 264. Il primo concerto ebbe luogo il 4 aprile 1739 nel King‘s Theatre (Theatre in the Haymarket). Israele in Egitto è fra le opere di Händel quella con la percentuale maggiore di coro, composto per la maggior parte per otto voci e a coro doppio. Soprattutto nella seconda parte della versione in tre atti, nell’Esodo, il coro riveste il ruolo del narratore. Le piaghe che Dio riversa sugli egiziani affinché lascino partire il popolo d’Israele vengono rappresentate in una serie di movimenti ad immagini contrastanti. Händel raggiunge qui la somma della sua maestria oratoria. L’interpretazione è la più completa possibile, con flauti, oboi, fagotti, trombe, timpani, tromboni, archi e continuo.